Nella sua globalità Il progetto HARAMBEE ETIOPIA è l’insieme dei seguenti progetti in corso o in fase di attuazione:
- Centro scout
- Pozzo per l’approvvigionamento di acqua potabile
- FIDEL – scuola materna
- Attività di animazione con bambini e ragazzi
- Sartoria
- Campi scout etiopi e italiani
- Biblioteca multimediale
- Cooperativa delle donne
- Orto, pollaio, api, allevamento…
HARAMBEE ETIOPIA, avviato nel 2001 dalla Fondazione Brownsea, è un progetto di cooperazione internazionale nato nel 2004 dalla collaborazione tra Scout Italiani e Scout Etiopi.
Il progetto HARAMBEE ETIOPIA viene seguito dal 2014 da
Nel villaggio di GASSA CHARE in una zona rurale nel sud dell’Etiopia, realizziamo interventi per favorire lo sviluppo socio-economico.
Gli interventi sono progettati e realizzati insieme alla popolazione locale nel rispetto della diversità culturale e mirano a favorire lo sviluppo locale, la formazione delle persone coinvolte e seguono logiche di ripetibilità locale e sostenibilità economica e ambientale.
Lo scopo ultimo di ogni intervento è quello di rendere la comunità locale in grado di gestire in autonomia il proprio sviluppo.
I momenti di incontro, dialogo e condivisione permettono lo sviluppo di un legame di fiducia reciproca che è indispensabile al raggiungimento degli obiettivi del progetto.
In Etiopia il progetto è gestito da uno staff di personale locale, i volontari italiani seguono il progetto dall’Italia e si recano a Gassa Chare per periodi di 15-20 giorni almeno due volte all’anno.
APPROFONDIMENTO
L’idea iniziale (2003)
La nostra precedente esperienza in Kenya in collaborazione con la Fondazione Brownsea, dalla quale ci è stata affidata la direzione e la gestione del progetto Harambee Etiopia, ha richiamato l’attenzione delle autorità africane, per le modalità di autosviluppo ed i risultati conseguiti nel vicino Paese.
Nel 2003 siamo quindi stati chiamati dai responsabili dello scoutismo etiope, tramite Abba Renzo Mancini, all’epoca Chief Commissioner dell’E.S.A. (Ethiopia Scout Association) ad effettuare un sopralluogo sul posto in vista di una successiva collaborazione (iniziata nel 2004) a sostegno della rinascita del movimento, bandito durante la lunga dittatura di Menghistu.
Nel Paese c’è infatti un enorme numero di bambini e giovani e non esistono agenzie educative che affianchino l’opera della scuola.
Nella situazione di estrema povertà della zona ogni intervento di natura educativa non può prescindere dalla soddisfazione dei bisogni primari. Dai primi sopralluoghi e durante gli incontri con le autorità e la popolazione locale, tra i molti e pressanti bisogni è subito emersa la priorità acqua.
I motivi.
Gassa-Chare, un insediamento recente, situato su un altopiano a 2.400 metri sul livello del mare, a 500 km. dalla capitale Addis Abeba, che si percorrono a velocità ridottissime, si trova nella regione del Dawro-Konta, nel sud ovest dell’Etiopia, nell’oltre Omo, uno fra i principali fiumi del Paese.
E’ stato voluto dall’autorità centrale per consentire l’insediamento di gruppi provenienti da zone malsane (oltre i 2.000 metri non c’è pericolo di malaria) ed è costituito da varie etnie con tradizioni e religioni differenti.
Il contesto economico è di tipo agro-pastorale, con piccole attività artigianali ( fornaio, falegname, sarto, ciabattino, lustrascarpe).
Il Governo sta investendo molto sui giovani e sulla scuola ( 60/70 alunni per classe e due turni quotidiani per consentire a tutti la frequenza), ma c’è davvero bisogno di tutto.
Attualmente l’ unico pozzo esistente non funziona e la città (oltre 6.000 persone) dipende dall’eccedenza derivante da una sorgente del Comune vicino (fin quando potrà durare?)
Poiché il villaggio si estende lungo l’unica strada sterrata, il percorso per una buona metà della popolazione per approvvigionarsi dell’acqua per gli usi minimi quotidiani (circa 25 litri per famiglia cioè una tanica) può raggiungere gli otto/dieci chilometri, ovviamente a piedi.
Gli obiettivi.
L’esperienza maturata in Kenya ci porta a credere nella possibilità di favorire e sostenere un’effettiva azione di autosviluppo della popolazione locale. Lo scavo del pozzo rappresenta una assoluta priorità, ma costituisce solo una parte, pur fondamentale, di un più vasto progetto a medio/lungo termine.
Le azioni.
Il progetto prevede infatti anche la costruzione di un centro di aggregazione sociale (che abbiamo già iniziato) e di formazione giovanile, oltre all’avvio di piccole attività supportate dai volontari, che permettano di “toccare con mano” azioni e risultati concreti. Questo consente di superare incredulità e diffidenza e saranno i risultati a convincere la popolazione a “copiare” quanto realizzato all’interno del centro.
La filosofia alla base dei progetti Harambee non permette una maggior precisione riguardo alle future realizzazioni, in quanto prevede che le proposte vengano avanzate dalla comunità locale e valutate e decise con la comunità secondo criteri e priorità esaminati insieme.
Metodologia
Il termine Harambee significa appunto, in lingua swahili (la lingua del Kenya in cui il primo progetto ha avuto inizio) “fare insieme” e riassume il senso della collaborazione offerta e richiesta alle popolazioni locali per la soluzione dei problemi da essi stessi individuati, in un’ottica di autosviluppo.
Questo significa che, se per lo scavo del pozzo è indispensabile l’intervento di una ditta specializzata, stante la profondità di quasi 200 metri della falda acquifera, gli scavi per la diramazione delle tubature e le opere accessorie verranno effettuati gratuitamente dai volontari con l’aiuto determinante della popolazione in tutto quanto è alla loro portata (mano d’opera e materiali reperibili in loco).
I risultati.
Questo modo di operare ha raggiunto, nelle precedenti esperienze, un duplice risultato, in quanto non solo ha consentito alla popolazione locale di apprendere l’uso di attrezzi e di tecnologie che, seppur rudimentali, sono spesso del tutto sconosciuti, ma ha anche dato loro la consapevolezza delle proprie capacità ed ha fatto sentire che quell’opera o quella attività sono davvero “cosa loro”, oltre a cementare i rapporti interpersonali fra volontari ospiti e locali ospitanti. Questo significa anche renderli responsabili e gettare le basi della futura gestione e manutenzione delle varie opere.
Destinatari finali dell’intervento.
Sono tutti gli abitanti del villaggio, in continua espansione.
Numero dei destinatari.
È attualmente di oltre 6.000 persone, con una leggera prevalenza femminile ed un gran numero di bambini e ragazzi.