Febbraio 2009 – missione in Burundi

Finalmente si parte! Purtroppo solo noi due: Gianfranco Sica, il presidente di Eccomi, ed io. Ci aspetta un Burundi ormai amico poiché è la terza volta che andiamo ad incontrare gli amici scout dell’ASB, Associazione Scout del Burundi, e gli amici di Muyinga con i quali attualmente collaboriamo per la realizzazione di alcuni progetti:

  • garderies (asili per l’infanzia dai 3 ai 6 anni)
  • iscrizione anagrafica e sostegno all’integrazione e scolarizzazione del popolo Batwa
  •  collegio di Rugari
  • adozioni scolastiche
  • centro dei giovani di Muyinga (CDJM) e centro internet


Gli scout ci accompagnano a visitare le garderies: sono in tutto 9 dislocate in varie province.
Il presidente di Eccomi e il presidente dell'ASB
Noi  visitiamo quella ‘modello’ di Bujumbura, la capitale, e le tre nei dintorni di Muyinga. Quanti piccoli! Ci cantano e ci recitano in kirundi, la lingua locale, guidati dagli animatori, due per più di 100 bimbi in ogni garderie. Pochi sorridono, anzi qualcuno si mette a piangere alla vista dei ‘muzungu’ (i bianchi). Abbiamo portato caramelle e palloni e riusciamo così a giocare un po’ con loro.
Alla garderie si impara a scrivere
Dopo la scuola tutti a pranzo
Una giornata intera la passiamo con Claudina, la collaboratrice bresciana del vescovo di Muyinga, responsabile del progetto Batwa ; con la sua gippetta raggiungiamo faticosamente una lontana collina. I Batwa (pigmei) sono la terza etnia del Burundi (dopo gli Hutu e i Tutzi) il cui popolo non ha alcun diritto perché non censito. Claudina e i suoi collaboratori hanno fatto un primo censimento dei batwa che abitano su questa collina ed assistiamo attoniti, per l’ambiente ed i colori,  alla verifica delle circa 800 schede di identificazione già pronte. Il Comune riconoscerà queste schede e fornirà così ai batwa la carta di identità che darà loro i diritti di cittadinanza  cioè il diritto alla terra, il diritto alla casa, il diritto alla scuola, il diritto a votare alle prossime elezioni del 2010. E infatti , in altre colline, molti ragazzi, ottenuti i documenti, cominciano a frequentare le scuole, seguiti ed aiutati anche economicamente dai volontari che seguono il progetto.
Clodine verifica le schede
Al collegio di Rugari ci hanno accolto, curiosi come sempre, un gran numero di ragazzi, felici di mostrarci le loro camerate con i letti muniti delle zanzariere che Eccomi ha finanziato. Ci chiedono con tanta fiducia e speranza di finanziare anche un generatore elettrico, indispensabile per illuminare il collegio fino ad oggi completamente privo di energia elettrica.
La riunione con Hermes ed il gruppo dell’Iteka (Lega per i Diritti dell’Uomo) per le adozioni scolastiche ci dà modo di migliorare le informazioni sui ragazzi e di prevedere un più facile collegamento tra i referenti dei ragazzi in Burundi e i referenti dei padrini in Italia.
Con il comitato di gestione del CDJM (centro dei giovani di Muyinga a suo tempo costruito con i fondi donati dal Masci) abbiamo definito insieme le condizioni per l’avvio del centro internet.
E’ stato un gran bel viaggio. Oltre al lavoro con i nostri amici, abbiamo ammirato la bellezza di questa terra, i colori degli abiti delle donne, la curiosità e l’allegria dei ragazzi, lo splendido cielo stellato, la folla che riempie le grandi chiese alla Messa domenicale. Ma la vita è notevolmente dura: abbiamo visitato un ambulatorio di primo soccorso dove aveva appena partorito una donna e dove tutto lo strumentario è assolutamente primitivo; abbiamo visitato un campo di profughi congolesi dove più di 10.000 rifugiati sono costretti a vivere; abbiamo visto i segni evidenti della denutrizione e le pance gonfie di parassiti dei bambini.
Ma dappertutto si scorge la volontà di sviluppo: sono in costruzione tantissime scuole e tante case in mattoni, la luce elettrica a Muyinga c’è quasi continuativamente (nel nostro viaggio nel 2006 eravamo al lume di candela), sono istituite campagne vaccinali, la sanità è gratuita per i bambini fino ai 5 anni e per le donne incinte.
Insomma, lo sforzo è grande e le risorse poche ma c’è sempre di stimolo questa frase di Madre Teresa di Calcutta:
“Quello che facciamo è soltanto una goccia nell’oceano. Ma se non ci fosse quella goccia all’oceano mancherebbe”.

Cristina Maccone

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