di Cristina Maccone
Eccomi a raccontare questa nuova avventura in Burundi.
Parto il 24 settembre notte. Viaggio sola perché Emilia è già li e Cornelia mi raggiungerà tra una settimana. Prima sorpresa: non arriva uno dei miei tre bagagli. Mannaggia!
Per il mio soggiorno a Bujumbura mi hanno prenotato una stanza dai Padri Saveriani: una casa di accoglienza per missionari, monache e volontari dove incontro persone straordinarie in un clima di amicizia e di scambio fraterno.
Passo un giorno all’Atelier L’Espoir. Incredibile: Emilia mette anche me al lavoro e con le ragazze cantiamo e ridiamo. Le ragazze ricamano in maniera meravigliosa ed i manufatti sono veramente deliziosi. Il sabato e la domenica si organizza il banchetto di vendita in un hotel sul lago Tanganica.
Vado a portare due pacchi di vestitini per i bambini dell’orfanatrofio gestito da 3 suore di Madre Teresa di Calcutta: 80 bimbi da 0 a 6 anni. Bimbi gettati via, abbandonati, malati, soli: occhioni spalancati verso un futuro tanto incerto.
Partecipo al giro di approvvigionamento delle quattro garderies che ancora non conosco. Due al centro nei pressi di Gitega, una a Ngozi e una a Kirundo nel nord est del Burundi. Il giro di approvvigionamento di tutte le garderies, che l’Associazione Scout Burundi (ASB) si impegna a fare mensilmente, è estremamente importante per i rapporti stretti con gli animatori a cui portano il mensile (grande gioia per un piccolo aumento da parte di Eccomi), con i gestori delle mense a cui affidano le provviste e con i gruppi dei genitori dei bambini che frequentano le garderies. Grande è l’attenzione dell’ASB per i genitori: ogni gruppo ha la possibilità di avere un lavoro generatore di reddito (coltivazione di patate, fagioli, riso, foraggio, manioca ecc) con il quale partecipa al buon andamento della garderie. I bimbi cantano, ridono, piangono, giocano con me, MANGIANO!
Una mattinata speciale la passo alla garderie di Ngozi dove gli scout locali hanno portato bibite, Eccomi(io!) riso e fagioli, la delegata del Ministero dell’educazione biscotti e palline da tennis.
I bimbi (192!) sono felici e i genitori ancora di più ed approfittano per fare le loro richieste: un’aula in più, un animatore in più, un allevamento di capre e di maiali anche per fare concime.
A Gitega voglio incontrare Nahi, la bimba cieca che due anni fa abbiamo ospitato per sei mesi a Roma per cure mediche. E’ in classe in questo collegio per ciechi ed ipovedenti. Mi sembra serena, più alta e più snella.
Per due giorni vado in giro sulle colline con Claudina e seguo i corsi di alfabetizzazione e di igiene delle donne, la fabbricazione delle cucine nelle case e presso le parrocchie, cerco di rispondere alle varie richieste di cure mediche. Non avevo mai visto una tigna infetta!
Quando arriva Cornelia ci impegniamo per preparare l’incontro con i ragazzi sostenuti negli studi dai padrini italiani. Prepariamo le borse con 5 kg di riso, 5 kg di fagioli, 1 kg di zucchero, una confezione di the, 3 saponette, una maglietta, una felpa ed una kway, una biro. Il sabato e la domenica vediamo i ragazzi con i nostri referenti e consegniamo loro la busta con la prima trance e la borsa. La loro gioia è grandissima.
Sono tornata. Sono carica di emozioni. Cosa possiamo fare di più? Cosa possiamo fare meglio?