da Anna e Ciro Cirillo
Abbiamo posto alcune domande al dottor Joseph Tohédé, il giovane medico togolese referente in loco del nostro progetto sanitario sull’ipertensione:
D. Ciao, Giuseppe, vuoi dirci qualcosa di te?
R. Volentieri. Mi chiamo Joseph Kossi Tohédé, Joseph è il mio nome di battesimo, Kossi (che significa in lingua ewe “nato di domenica”) è il nome che mi hanno dato i miei genitori alla nascita. Ho 31 anni e mi sono laureato in medicina nel 2011. Ho cominciato a lavorare al centro medico di Tohouédéhoué, quando questo è stato avviato, dopo l’allestimento, nel giugno 2008.
D. Quali sono le difficoltà che hai incontrato?
R. Si trattava della mia prima esperienza di lavoro ed ero un po’ emozionato. Per un mese circa, ho lavorato con Anna, poi da solo con la collaborazione di un tecnico di laboratorio e di un’infermiera, che si occupava anche della farmacia. Procedendo a visite sistematiche, ho valutato lo stato di salute dei circa 850 bambini, ragazzi e insegnanti dell’orfanatrofio e della scuola del Villaggio La Lumière, costruito da Padre Filippo.
D. Quali sono le malattie più diffuse?
R. Soprattutto gli attacchi di malaria, più o meno gravi, e le parassitosi intestinali nei bambini più piccoli. Questa è una zona ad alta incidenza di malaria, in particolare nei mesi delle piogge. Le parassitosi intestinali sono provocate dall’acqua non potabile. Sono abbastanza numerosi i bambini che presentano segni clinici di anemia e ipovitaminosi. Talora, durante le ore di scuola, capita che un bambino, soprattutto tra quelli provenienti dai villaggi, si senta male: quasi sempre si tratta di ipoglicemia, causata da un’alimentazione insufficiente.
D. Quale è stata la tua attività durante il primo anno di lavoro al centro?
R. Con gli altri operatori sanitari del centro abbiamo fatto, nei villaggi circostanti, una campagna di sensibilizzazione sull’igiene e la prevenzione delle principali malattie infettive e messo in atto un trattamento antiparassitario intestinale sistematico sui bambini dai 5 ai 24 mesi.
D. Perché hai interrotto il tuo lavoro al Centro?
R. Nel luglio 2009 sono tornato a Lomé, alla Facoltà di Medicina, per preparare la mia tesi di laurea. Ho seguito per un anno i pazienti affetti da malaria ricoverati in ambito ospedaliero, analizzando, nella tesi, gli aspetti epidemiologici, diagnostici e terapeutici di questa malattia, che rappresenta nel mio paese una delle più importanti cause di morbilità e mortalità, soprattutto nelle donne in gravidanza e nei bambini sotto i 5 anni. Purtroppo, per motivi burocratici ed economici (nelle nostre università si deve pagare tutto, persino l’affitto dell’aula in cui si presenta la tesi di laurea) sono riuscito a sostenere l’esame finale di laurea solo il 5 maggio 2011, ma ce l’ho fatta a diventare dottore in medicina!
D. Che ci dici del progetto sull’ipertensione?
R. E’ stata un’ottima opportunità che Anna e Ciro hanno offerto a me per ritornare a fare il medico nella brousse, e alla popolazione dei villaggi per cominciare ad acquisire consapevolezza di un problema sanitario che sta assumendo sempre maggiore importanza in Africa: le malattie cardio-vascolari, di cui l’ipertensione e il diabete rappresentano i principali fattori di rischio. Da febbraio a luglio 2012 ho condotto un dépistage su ipertensione e iperglicemia in 20 villaggi del cantone di Asrama. Con la collaborazione dell’assistente medico del centro sanitario di Padre Filippo e dell’assistente medico del centro sanitario dello stato, ci siamo recati nei vari villaggi secondo un calendario prestabilito e concordato con i capi villaggio. Abbiamo visitato 3855 persone di età compresa tra 16 e 93 anni, controllando a ciascuno pressione arteriosa e glicemia al dito. Abbiamo riscontrato un’incidenza di ipertensione del 10% circa e di iperglicemia dell’1,5%. La popolazione ed i capi-villaggio hanno apprezzato molto questo nostro intervento sanitario, anche perché più del 70% della popolazione risultata ipertesa non aveva mai controllato la pressione. Per quanto riguarda il trattamento dell’ipertensione e del diabete, trattandosi di malattie croniche, deve durare tutta la vita. Questo risulta di difficile attuazione, perché molto costoso e non sostenibile economicamente dalla maggior parte delle persone. Abbiamo quindi accolto con gioia il ritorno a novembre di Anna e Ciro, che, grazie all’aiuto dell’amico farmacista, ci hanno portato un quantitativo di farmaci antipertensivi per trattare per un periodo di 6-8 mesi i circa 100 pazienti risultati ipertesi gravi. Questi verranno rivalutati e presi in carico nel Centro Medico Statale, che ha ricevuto ufficialmente i medicinali nella figura dell’assistente medico che gestisce l’ambulatorio e sotto la responsabilità del direttore sanitario dell’ospedale di riferimento.
D. Qual è il tuo ruolo in questa seconda fase del progetto?
R. Un giorno alla settimana verrò a controllare come procede l’attività clinico-terapeutica, raccogliendo i dati, che saranno oggetto di un rapporto finale che invierò, oltre che ad Anna e Ciro, anche al referente del ministero della sanità togolese per le malattie non trasmissibili, il Dr Agoudavi. Per quanto mi riguarda voglio ancora ringraziare tutti gli amici italiani, che, attraverso Anna e Ciro, mi hanno permesso di iniziare a Lomé la specializzazione in pediatria, che mi permetterà di curare meglio i piccoli pazienti, che, in Togo, come nel resto dell’Africa, sono i più esposti alle malattie, soprattutto infettive.
D. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
R. Finire la specializzazione in pediatria con la speranza di poter aprire un ambulatorio pediatrico. Purtroppo in Togo le possibilità di lavoro sono pressoché inesistenti per tutte le professioni…ma, come mi hanno insegnato in Seminario, dove ho fatto il Liceo, bisogna sempre avere fiducia in Dio…
D. Prima di salutarci, ci vuoi dire tre cose belle del tuo paese, il Togo?
R. La pace, l’ospitalità, il mare.
Siamo d’accordo con te. A presto e buon lavoro.
Lomé, 16 novembre 2012