Raggiungo la casa scout di Sala, in provincia di Rieti, in un bel pomeriggio di fine giugno, dopo qualche ora di uno scorrevole viaggio in automobile, a suo modo piacevole, perché mi dà il tempo di fantasticare sul mondo di tanti secoli fa, quando per raggiungere simili convegni ci si incamminava giorni prima, a piedi o a cavallo, con scorte di cibo e giacigli improvvisati per la notte. Per la verità anch’io porto del cibo e pure un giaciglio. Si tratta del piatto tipico regionale, immancabile nei campi di specialità scout: pane di castagne e lardo di Colonnata. Il giaciglio è un moderno sacco a pelo: la casa sarà sicuramente bellissima, ma con comfort spartani.
La bellezza della casa e del paesaggio che la circonda non delude le aspettative. Il Casale di S. Anna, sede della base scout gestita da Strade Aperte e dal MASCI del Lazio, si staglia sul crinale di una dolce collina, ad ottocento metri di altitudine, circondato da prati pascolo e da boschi di rovere. L’aspetto solido ed importante della costruzione non è scalfito dai segni del tempo, le tinteggiature scolorite, le piccole crepe degli intonaci e un pizzico di trascuratezza, conferiscono a tutto il complesso un fascino reale e sincero che solo le case scout hanno e che raramente si trova in altre categorie di alloggi.
Arrivo in tempo per l’alzabandiera, sono sconosciuto a tutti, ma Francesco De Falchi, coordinatore del campo, con cui avevo scambiato qualche breve messaggio di posta elettronica, mi accoglie con un caloroso abbraccio e mi rende subito parte del gruppo.
Dopo la presentazione di uomini e programmi si avviano i lavori, che per tre giorni si svolgeranno su due binari paralleli: le relazioni degli esperti e il lavoro di gruppo dei partecipanti.
Mario Sica, dell’International Scout and Guide Fellowship, parla dei rapporti tra scoutismo e cooperazione internazionale, arricchendo la comunicazione con interessanti testimonianze della sua passata esperienza di ambasciatore italiano nei paesi dell’Africa. Giuseppe Florio, di Progetto Continenti, affascina i convenuti con gli argomenti dello spirito, ricordando come sia di grande aiuto, anche per la soluzione di temi attuali come quelli della cooperazione, la lettura dell’antico e del nuovo testamento. Francesco Meneghetti della Caritas Italiana, riconduce la cooperazione internazionale nell’ambito della progettualità, dove è importante che ogni azione sia pianificata e costantemente controllata nei risultati e negli effetti prodotti.
I convenuti partecipano con interesse alle comunicazioni e durante il lavoro di gruppo, divisi in nativi africani e in cooperanti europei, interpretano la cooperazione secondo i due diversi, e talvolta opposti, orizzonti.
A tavola, oltre all’ottima cucina offerta dall’efficiente gruppo logistico che si occupa dell’accoglienza, si gustano piatti piemontesi, toscani, laziali, umbri, pugliesi ed africani. A sera il bivacco riscalda gli animi e i corpi. Sabato ci raggiunge Alberto Albertini, segretario nazionale del MASCI, che anima la serata con la proiezione di un bel filmato sulla route fatta congiuntamente da gruppi MASCI e AGESCI, in Burkina Faso, nell’estate dello scorso anno.
Nel frattempo i lavori di gruppo proseguono come da programma, i cooperanti europei, di cui faccio parte, simulano la predisposizione di un progetto di alfabetizzazione e comunicazione per un villaggio del Malawi. Il coordinatore del gruppo, Ciro Cirillo, del MASCI del Piemonte, come molti altri presenti, ha una grande esperienza di cooperazione in Africa, pertanto il progetto per quanto simulato, risulta alla fine molto reale.
Alla domenica mattina, Gianfranco Sica, presidente di ECCOMI, ascolta la presentazione dei due progetti, quello dei nativi africani e quello dei cooperanti europei, apprezza entrambi e conclude definitivamente i lavori del campo.
Durante il pranzo, l’ultima nostra occasione conviviale, esprimo ancora una volta il mio stupore per le tante cose che si potrebbero fare in Africa con i pochi spiccioli di cui facilmente potremmo disporre noi europei. Quello dei costi è uno degli argomenti che più mi ha colpito in questa tre giorni sulle colline di Sala. I miei ospiti, più esperti di me, ricordano che non tutte le organizzazioni sono capaci di contenere i costi così come sanno fare gli scout. Si devono trovare i partner giusti e si deve viaggiare a proprie spese, accettando gli stili di vita e i ritmi locali, rifuggendo la tentazione di confondere il cooperatore internazionale con una specie di agente segreto a servizio del proprio piacere più che delle popolazioni indigene.
Ma è tempo di riprendere la strada di casa, mi piacerebbe dover risalire sul cavallo, ma il 2010 mi costringe di fronte ad un banale volante in similpelle. Lo impugno e così come sono venuto, ritorno verso nord, con l’ansia di raccontare ai miei figli scout, a mia moglie e agli amici, quanto di interessante ho imparato nel Casale di S. Anna.
Raffaello Puccini
Viareggio 3